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- Rossana Muraca
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Siamo in un momento storico di transizione, mentre l’Intelligenza Artificiale si affaccia nelle nostre vite il modo di relazionarsi cambia. Tante possibilità di incontro ma pochi appuntamenti in carne ed ossa. Nel 2010 le app di dating hanno iniziato a muovere i primi passi per poi esplodere nell’era Covid, primo passo saliente nel cambiamento epocale della digitalizzazione. Si è partiti con Facebook, grande piazza di contatti virtuali per arrivare a Tinder, luogo per matchare e incontrare amori più o meno reali. La generazione dei Millenians è quella che è passata dal primo appuntamento da batticuore al bar alle iscrizioni in database dell’amore, dove incrociare l’altra metà della mela. Così Tinder e Bumble sono diventate delle vere e proprie agenzie matrimoniali creando un processo sempre più asettico e poco emozionale. Oggi però qualcosa sembra cambiare si sta andando incontro alla “dating fatigue”.
La generazione Z dice no alle app di incontri
Sarà che Tinder e Bumble non si sono mai aggiornate nelle modalità di approccio ma la Generazione Z, tanto discussa, ha detto no alle app di incontri per cavalcare altre tendenze di approccio. I nuovi “filarini” correrebbero su Tik Tok e sulle direct di Instagram. Tutto più immediato e veloce, a discapito di superficialità e di reaction molto spesso espresse solo in chat. Questo ha aperto tanti interrogativi su come le relazioni tra giovanissimi siano tutte versioni usa e getta di amori fugaci senza sostanza e crescita. Altro dato da tenere presente nel calderone della digitalizzaione è quello legato all’avvento dell’Intelligenza Artificiale. In tanti sempre più chiusi in un individualismo allarmante starebbero investendo in avatar in grado di fare da amici o addirittura da compagni di vita. Più che dating fatigue siamo sempre più proiettati in una società che non sa più distinguere tra reale e virtuale.